La Critica della seconda metà del XX secolo lo avvicina a taluni artisti in Italia (v. G.C. ARGAN, F.MENNA, G.GRASSI, A.MIELE), a dire il vero Petricciuolo li aveva preceduti da pioniere. Egli precorre i tempi : fertile inventiva, dinamica travolgente, velocità delle interminabili tracce solcanti il cosmo, luce squillante delle forme cromoplastiche. Ammira i veterani con i quali ha convissuto da George Braque, a Gino Severini, ad Anton Giulio Bragaglia, a Pablo Picasso che si beava nel dire ''Io trovo ma non cerco''. Petricciuolo, ammirando comunque il maestro di Malaga, invece investiga, sperimenta, ricerca. E nel ritorno all'iterspaziale dell'Iterspatium Apertum, quelle tracce inarrestabili che nell'immenso si trasformano in corpi pluridimensionali aperti , soprattutto nelle opere ultime degli anni ' 90 rese più intelligibili dall'artista- riscopriamo la natura del suo grido di rivolta contro l'immobilismo e l'improvvisazione deteriorante di talune tendenze. Vivere lo spazio, con la nascita di sempre nuove visioni, è l'impegno principe dell'URBACOSMO per scoprire l'universo. L'artista si firmerà aggiungendo al cognome paterno quello di sua madre Iolanda Leonelli, scomparsa negli anni novanta e alla quale ha voluto rendere omaggio.